Qualche settimana fa, durante un corso su come lavorare in gruppo, il docente ha citato la celebre frase di John Dunne: "Nessun uomo è un'isola." Per fissare meglio il concetto e il significato della frase ha letto anche il resto della poesia:
Nessun uomo è un’isola,
Questa poesia, citata anche nell'epigrafe di Per chi suona la campana di Hemingway, parla di come ogni essere umano fa parte dell'umanità e di come ognuno influenza gli altri e ne è influenzato.
È un'idea su cui si basano le religioni ("non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te") ma anche il buonsenso ("se ci dividiamo i compiti ci mettiamo di meno"). Dopotutto l'idea di singoli individui che fanno parte di un'entità unica è l'idea stessa di società.
Eppure, per quanto sia d'accordo con il significato di fondo, mentre rileggevo le parole di Dunne mi sono reso conto che qualcosa non mi quadrava. Ho capito cosa quando ho visto l'immagine sulla slide del corso:
Questa immagine non mostra un "continente" come quello di cui parla Dunne. Mostra un arcipelago fatto di isole - le persone - e di collegamenti tra di loro.
Anche nella rappresentazione più classica del concetto di "nessun uomo è un'isola" quello che si mostra davvero è che siamo tutti isole che cercano disperatamente di collegarsi.
In questo articolo parlerò di cosa significa creare un legame, del perché è così complicato, raro, ma anche fondamentale e di come può un'isola – una persona – favorire la costruzione di ponti con le isole vicine.
Prima di continuare, però, mi presento: sono Gabriel Boninsegna, scrivo fin da bambino e dopo aver studiato tecniche di narrazione alla Scuola Holden di Torino ho creato questo blog in cui pubblico le mie storie e condivido quello che imparo scrivendole. Tra cui il contenuto di questo articolo;)
Iniziamo chiarendo che, come esseri umani, siamo animali sociali e questo è alla base del nostro bisogno di legami.
La solitudine persistente ha effetti negativi sulla salute non solo mentale ma anche fisica, tanto da venire considerata un fattore di rischio per la mortalità tanto quanto fumare 15 sigarette al giorno o essere alcolizzati. Nei bambini la mancanza di contatto umano può portare a un rapido decesso, o comunque causare danni irreparabili nello sviluppo.
È chiaro quindi che le relazioni sociali hanno un ruolo fondamentale per il benessere psicofisico di un individuo. Eppure le relazioni, quando prendono una brutta piega, possono danneggiare enormemente quello stesso individuo. È il caso di relazioni tossiche, dipendenze affettive, rapporti difficili con i genitori, bullismo.
Insomma, non basta interagire con gli altri per creare legami. Anzi, a volte la costruzione di un legame forte e duraturo è un percorso costellato di ostacoli, come vedremo più avanti. Ma se costruire un legame è così complicato e a volte portatore di tanta sofferenza, perché i legami sono così fondamentali per la nostra qualità di vita?
Io credo che sia perché riusciamo a scoprire ed esprimere le parti più preziose e uniche della nostra identità solo attraverso i legami più intensi. Come un albero che cade non fa rumore a meno che non ci sia nei paraggi qualcuno dotato di un sistema uditivo in grado di trasformare le vibrazioni in suoni, così alcune nostre qualità si esprimeranno completamente solo in presenza di una persona in grado di apprezzarle.
Al livello più superficiale un collegamento è ciò che permette un'interazione. Anche con lo sconosciuto che salta la fila alla macelleria del supermercato c'è un'interazione, che generalmente si traduce nel pensiero: "Ma che stronzo!". È evidente, però, che un'interazione non basta a creare un legame. Generalmente non basta neppure una lunga serie di interazioni, almeno non per creare il tipo di legame di cui abbiamo parlato qui sopra, quello che ci permette di esprimere appieno la nostra personalità.
Per creare questo tipo di legame c'è bisogno di interazioni significative. Bisogna condividere emozioni forti e momenti importanti. Non basta nemmeno vedersi spesso, perché è piuttosto semplice uscire spesso con una persona senza mai condividere qualcosa di più profondo.
E in un rapporto del genere non può andare sempre tutto liscio, e questo perché, per quanto possa essere forte il ponte che si crea, due persone diverse rimangono sempre due isole e perciò avranno sempre delle divergenze se hanno il coraggio di essere sincere. Perché altrimenti, quando il rapporto si basa su un compromesso, cioè quando uno dei due, o entrambi, smussano o nascondono una parte del proprio essere per piacere all'altro, si crea un legame artificioso, falso, facilissimo da spezzare.
Solo attraversando i maremoti che può creare lo scontro tra diversità si può costruire un legame vero.
Per creare un legame robusto e duraturo non bastano il divertimento e la simpatia reciproca. Nei momenti belli è semplice stare bene insieme. È quando la strada si fa tortuosa che i rapporti veri si rivelano. Si rivelano perché in quei momenti, invece che scappare dalle difficoltà, due persone s'imbarcano nella complicatissima impresa di comprendersi a vicenda tenendo sempre in mente l'intento finale di aiutarsi.
Questa è l'essenza di un legame: comprendersi e aiutarsi.
La volontà di aiutarsi non è per niente scontata. Esistono rapporti in cui l'altro viene usato come oggetto di conquista, trofeo e contentino per la propria autostima. Eppure credo che la parte più complessa e di cui voglio parlare maggiormente è quella legata alla comprensione reciproca.
Ci sono un'infinità di ragioni per cui comprendersi è complicato. Teniamo sempre a mente che ogni persona è un'isola e ha la sua percezione unica del mondo. Anche ammettendo l'esistenza di una realtà oggettiva di cui tutti facciamo esperienza attraverso i sensi, la percezione del mondo sarà sempre diversa da una persona all'altra.
Questo è vero già fermandoci a parlare dei cinque sensi tradizionali, perché sappiamo bene, per esempio, che non tutte le persone vedono i colori allo stesso modo. Diventa ancora più evidente se abbracciamo la teoria dello psichiatra David Siegel secondo cui i sensi non sarebbero cinque, ma otto. Ad aggiungersi sarebbero l'interocezione (senso che rivela le sensazioni dello stato interno del nostro corpo), il senso di relazione (quello che rende differente la sensazione di nudità che si prova sotto la doccia, da quella che si prova se dopo un tuffo in piscina ci si ritrova senza costume) e i ricordi personali. Soprattutto parlando di quest'ultimo è chiaro come una persona possa vivere un'esperienza in maniera completamente diversa a seconda dei ricordi a cui la collega (è il caso di una canzone che ci piace, oltre che per la canzone in sé, per il periodo o le persone che ci fa venire in mente.)
La complessità a cui può arrivare un essere umano è pressoché infinita. Anche perché siamo tutti in perenne cambiamento e ciò che può essere vero un giorno può essere sbagliatissimo poche settimane dopo. A volte persino poche ore dopo.
Tutto questo soprattutto quando, come è inevitabile succeda nei legami più intensi, ci si confronta con emozioni che affondano radici nei recessi più reconditi della nostra psiche. Qualche paragrafo fa ho scritto che desideriamo legarci agli altri perché questo ci permette di esprimere le nostre parti più preziose. Quello che non ho ancora detto è che, per quanto questo sia vero, prima di arrivare a quel punto un legame davvero potente farà saltare in aria le parti peggiori, quelle che avevi cercato per anni di seppellire.
Come in tutte le cose di valore, prima di arrivare allo scrigno del tesoro bisogna affrontare un enorme drago.
In questo caso duplice, perché, oltre a dover affrontare i propri nemici interiori, bisogna fare i conti con quelli della persona con cui si sta cercando di legare. Con questo non voglio assolutamente dire che i rapporti con gli altri siano solo solo una sofferenza fino a quando non diventano dei legami più profondi, perché non è assolutamente così. Però è inevitabile che per creare dei legami profondi si debba passare, oltre che momenti di splendida intesa e spensierata allegria, anche attimi pieni di dubbi e difficoltà.
In questi momenti ci vuole il coraggio di dire la verità. A nulla serve nascondere i problemi, perché non faranno altro che tornare più grandi e urgenti. Serve anche la pazienza di aspettare il tempo che serve, perché a volte le difficoltà non sono immediatamente risolvibili e oltre che tempo ci può volere tanto impegno per sbrogliare del tutto la matassa. La concentrazione è un'altra qualità che può essere necessaria, perché certi nodi si possono sciogliere solo dopo mille tentativi.
Sono qualità che servono non solo per creare dei legami veri e intensi, ma in generale nella vita. Sono, per esempio, qualità che mi servono ogni volta che scrivo un articolo come questo.
Sono anche qualità che si possono allenare, insieme alla capacità di comprendere gli altri e mettersi nei loro panni, attraverso una delle mie attività preferite.
Per comprendere gli altri è necessario mettersi nei loro panni. È un'azione che generalmente indichiamo con il termine "empatia". Secondo diversi studi uno dei modi per allenare queste capacità è proprio leggere narrativa.
È una cosa molto sensata, perché le storie raccontano sempre di personaggi e dei loro percorsi. Personaggi, cioè versioni fittizie delle persone, spesso con delle caratteristiche esagerate o comunque estreme. Estremizzazioni con cui gli scrittori mettono in evidenza i temi della loro storia.
Parlo di storie, invece che di romanzi e di racconti, perché credo che queste caratteristiche si ritrovino in qualsiasi forma narrativa, non solo nei libri. Per quanto riguarda i temi di questo articolo il concetto più interessante è quello della domanda fondamentale su cui si basa ogni narrazione secondo Will Storr, autore del libro La scienza dello storytelling. La domanda è quella che si pone da solo il protagonista, lungo tutta la durata del racconto:
"Chi sono?".
Prendiamo l'esempio di Pinocchio. Chi è Pinocchio? Un burattino di legno, incapace di obbedire al proprio babbo, oppure un bambino vero che nonostante tutti i suoi difetti vuole davvero bene a Geppetto? La risposta, conoscendo tutti la storia, la sappiamo, ma un bambino al primo incontro con questa storia non ne avrà la certezza fino al finale.
È questa l'essenza di una storia: un viaggio attraverso le profondità più recondite dell'animo del protagonista, per arrivare a scoprire la sua vera identità. È lo stesso viaggio che affrontiamo ogni giorno con noi stessi e la nostra identità, lo stesso che facciamo quando cerchiamo di capire se possiamo aprirci con una persona che conosciamo da poco, quando diventiamo amici con la persona che fino a quel momento era un semplice conoscente, quando cerchiamo di capire se la persona di cui ci siamo innamorati ricambierà o ci spezzerà il cuore.
Come ho detto credo nel potere di ogni forma narrativa, ma di sicuro ognuna ha delle caratteristiche peculiari.
Le narrazioni visive, come l'architettura e la pittura sono eccezionali nell'esprimere l'intensità delle sensazioni. Quelle audiovisive, come il cinema, hanno un fortissimo potere immersivo e sono per molti aspetti la cosa più simile alla vita. Quelle scritte, quindi romanzi e racconti, seppur meno attraenti di primo acchito rispetto al cinema e meno immediate di una narrazione visiva, hanno il grande pregio della profondità. In nessuna forma narrativa si può arrivare a scandagliare l'animo del protagonista in modo più viscerale. Questo soprattutto nelle narrazioni più lunghe, dove il tempo passato a curiosare nella mente del protagonista si dilunga al punto che alla fine della lettura si conosce meglio quel personaggio che tante altre persone della propria vita.
Come scrittore cerco soprattutto di restituire alcune delle emozioni che le storie mi hanno dato. Sono convinto che nei momenti bui, soprattutto se si è da soli, niente è meglio di una bella storia. Ne sono convinto perché le storie sono il luogo in cui mi rifugio quando il mondo reale mi spaventa o è troppo difficile. E ne sono convinto perché non penso di essere l'unico.
Per questo scrivo.
Se hai letto fino a qua, complimenti! Era davvero un articolo lungo, perché c'erano tante cose che volevo dire. Se l'articolo ti è piaciuto e vorresti leggere altre cose che ho scritto, puoi trovare qui sotto il link per scaricare due miei racconti. Per essere aggiornato la prossima volta che pubblicherò sul blog, invece, puoi iscriverti alla mia newsletter compilando il form qui sotto;)
Vuoi leggere qualcosa di mio prima di iscriverti? Ecco alcune idee: